Quali sono le risposte che diamo o i pensieri più comuni quando riceviamo un riscontro o un appunto negativo?
Facciamo le vittime: “È vero, ma non è colpa mia”.
Siamo orgogliosi: “Sì, è vero, ma è una buona cosa”.
Minimizziamo: “Sì, ma non è così importante, non è un grosso problema”.
Neghiamo: “Io non faccio queste cose!”.
Evitiamo: “Ho altro da fare”.
Incolpiamo qualcuno: “È per via delle persone con le quali ho a che fare”.
Facciamo un bilancio: “In tante altre situazioni mi comporto diversamente”.
Attacchiamo: “Avrò anche fatto questa cosa (terribile), ma tu ne hai fatta un’altra (altra cosa terribile).”
Cerchiamo di annullare l’altro: “Non sai davvero niente di…”.
Deviamo: “Ma questo non è il vero problema”.
Invalidiamo la tesi: “Ho chiesto ad altri e nessuno è d’accordo con quello che hai detto.”
Scherziamo: “Non ho mai saputo di essere così idiota :)”.
Esageriamo: “Questo è terribile, sono stato davvero pessimo e imperdonabile.”
Se ci accorgiamo di aver detto, o pensato, uno degli esempi riportati, significa che il nostro ego sta ostacolando un apprendimento importante. Una volta che l’ego è coinvolto e sentiamo la carica emotiva, è difficile essere obiettivi.
E per riuscire ad esserlo, può essere utile una risposta semplice come: “Apprezzo molto che tu abbia dedicato il tuo tempo per dirmi questo, grazie”.
Una risposta del genere è utile per gli altri, ma è estremamente utile per sé stessi. C’è un vantaggio, quasi magico, in questo genere di risposta: si aumenta la capacità di comprendere il feedback. Quando smettiamo di difenderlo e di difenderci verso l’esterno, in realtà smettiamo di difenderlo anche dentro di noi facendo diventare un feedback come dovrebbe essere, ovvero costruttivo.
Per saperne di più:
https://hbr.org/2019/02/13-ways-we-justify-rationalize-or-ignore-negative-feedback